Maschera Persona
Gabriele Peritore





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Maschera persona
Non posso che passeggiare
e passeggiare,
nella mia ora d’aria,
al tepore di questa virale primavera,
in una guardinga solitudine,
simile a quella di un carcerato.
Mi muovo tra serrande abbassate
nella città desolata
e strani fiori dischiusi per strada.
Stupito dallo sbocciare di guanti colorati
sull’asfalto condannato:
petali che non posso cogliere.
Non voglio raccogliere, accogliere,
i segni evidenti di una nuova muta.
Come se sotto la pelle sintetica
ci fosse altra pelle sintetica.
Chiassosa policromia di lattice o vinile,
il materiale che allontana, distanzia, aliena.
Confeziona le emozioni, le sigilla,
rendendole impossibili da scartare.
Emozioni che, poi, sul volto,
non si sarebbero scorte,
perché nascoste da una maschera.
Ogni espressione, ogni ruga, avvolta.
Maschera su maschera.
Vana, la tentazione di strapparla,
sotto la mascherina potrebbe esserci
un’altra maschera ancora
fatta di sfiducia, ipocrisia, paura.
L’identità personale è maschera, anch’essa.
Adesso posso passeggiare liberamente
per strade variopinte come campi di fiori finti
e, tra la folla di gente, che è tornata a brulicare,
continuo a incrociare persone non-persone.
Aspetto una folata
di vento caldo dell’estate
che logori le fibre delle maschere
e le fibre della paura
e le fibre dell’ipocrisia.
Che scateni nuovamente la voglia di vivere,
di vibrare nelle sensazioni, mostrare.
Aspetto disperatamente quel miracolo
di quando sboccia la luce di una lacrima vera.
-Gabriele Peritore, 2020
